martedì 15 dicembre 2009

Piero Figura @ “Circle” il 17 dicembre dalle 19 in poi


Madonne, visione classica ma non troppo di vizi e virtù delle donne di sempre.
Opere che l’artista propone ironizzando sui vizi e virtu’ delle donne.
Passando dalla POP ART inseguendo ERTE’ ed approdando in territorio fantastico fatto di
tessuti con paillettes, fili di seta, crine e una serie di icone dove la donna fa da protagonista.
I tessuti utilizzati sono di FENDI CASA mentre le paillettes, i nastri, i pizzi, i gioielli fantasia
sono originali Vintage.
CIRCLE – Via Stendhal 36 – Milano tel 0242293745


Piero Figura, nato a Brindisi, laureato in Architettura a Roma, è pittore, scultore, designer, decoratore d’interni, antiquario, scenografo e costumista.
Ha iniziato la sua carriera lavorativa come
designer di moda, poi, ancor giovanissimo, viene nominato docente di scenografia alla Facoltà di Architettura ed allo IED, e, solo
in seguito, decide di rivolgersi anche all’antiquario aprendo un
atelier a Milano.
Attraverso quest’ultima attività comincia a modificare gli oggetti da lui scelti e venduti, creando il primo antiquariato rimaneggiato, oggi molto in voga.
Figura ha disegnato innumerevoli oggetti spaziando dai gioielli, agli accessori di moda, dai mobili alle suppellettili. Aziende come Atena,
leader nella lavorazione del peltro o Camerin, ebanista tra i più conosciuti, gli affidano intere linee di produzione.
Accanto a queste aziende va menzionata la Seguso, storica manifattura di Murano fra
le più antiche e famose, per la quale Piero Figura ha ideato una serie di vasi e di lampadari di grandissimo pregio, complessità esecutiva e valore estetico.
Gli oggetti del maestro sono la realizzazione, spesso complessa, di innesti ed incastri di forme, di immagini che rimbalzano continuamente alla
wunderkammer di Rodolfo II, al barocco meraviglioso e bizzarro delle collezioni di Ambras, al surrealismo di Dalì e di Cocteau.
Accanto a questa intensa attività di
designer, Piero Figura non ha mai trascurato quella di artista creando centinaia di opere pittoriche realizzate in tecnica mista.
Ha da poco inaugurato il suo negozio atelier
“Come i Cavoli a Merenda”, via Melzo 24 Milano









martedì 24 novembre 2009

Tunisi, Cartagine e la remise en forme






Una residenza da mille e una notte per recuperare la forma fisica. di Elisabetta Paseggini (pubblicato sul sito del Corriere della Sera, sez. viaggi di Dove)

Tunisi, capitale della Tunisia, si trova sulla costa a nord affacciata sul Golfo di Tunisi nel Mar Mediterraneo, a metà esatta tra Hammamet e Biserta, ben collegata al resto del paese con un'ottima rete di strde e trasporti, è anche sede di un aeroporto internazionale. Il clima è mite, e le giornate assolate in quasi tutti i periodi dell'anno, caldo dai mesi primaverili fino a ottobre inoltrato. Il centro della città non è particolarmente vasto, diviso in zona moderna, influenzata dalla cultura francese con architettura liberty e la Medina vecchia, che raccoglie le testimonianze architettoniche dei suoi lustri.

La parte più nuova e ricca si contrappone alla sua periferia, chiamata Gourbivilles, che raccoglie le frange di popolazione meno agiate in una sorta di baraccopoli senza alcun comfort.

Fuori Tunisi vicino al sito di Cartagine appare in uno scenario incantevole, The Residence Tunis, che vanta una lunga tradizione nel settore del benessere, cui dedica da anni programmi che permettono di unire al piacere di ritrovare una brillante forma fisica il fascino di un soggiorno in un angolo incantevole di Mediterraneo. Nell'albergo tutto è ordinato secondo i dettami feng shui. Le camere sono da mille e una notte (come tutto l'albergo, del resto). I trattamenti del centro benessere sono molto piacevoli. Ha tre ristoranti: internazionale, cinese e tunisino: qui c'è musica dal vivo e camerieri divertenti, tutti vestiti secondo la tradizione. E’ un albergo molto romantico: la zona dietro la hall è molto accattivante di sera, con la musica dal vivo e i divani stupendi. La scelta di drink sul menù è ampia e vengono sempre serviti finger food con i drink.

Non stupisce dunque che sia proprio questo lussuoso albergo a lanciare, a partire dal prossimo 1° novembre, un’iniziativa unica nel suo genere e completamente nuova nei principi che la ispirano: il Percorso Dimagrante High Tech, una settimana di completa “remise en forme” destinata a cambiare radicalmente la vita di chi decide di affrontare questa affascinante esperienza.

Teatro di questo magico percorso è Les Thermes Marins de Carthage, la bellissima ThalassoSpa annessa all’albergo e considerata uno dei più avanzati e sofisticati centri benessere di tutta l’area, con uno spazio spettacolare di oltre 3500 mq, dalla raffinata e suggestiva architettura che richiama l’inconfondibile atmosfera dei tradizionali hammam e delle antiche terme romane. Dotata di una piscina con completo percorso benessere, la Spa offre anche una magnifica vista sul mare e sui giardini ed è dotata di tutte le più moderne attrezzature, mentre uno staff di specialisti è pronto a seguire attentamente gli ospiti offrendo una costante e qualificata assistenza.

QUANDO UNA SETTIMANA PUO’ CAMBIARE UNA VITA

Il Percorso Dimagrante High Tech,messo a punto dal dr Duchan è entrato da poco a far parte dei pacchetti benessere della struttura, destinata a costituire una vera svolta nella vita di chi lo affronta. Articolato in quattro fasi, il metodo dovrebbe eliminare radicalmente il problema peso, consentendo a ciascuno di mangiare liberamente scegliendo fra tantissime varietà di cibo e seguendo solo alcune semplici regole, ma soprattutto sopprimendo quella sensazione artificiosa di fame che ci assale spesso e che costituisce una delle minacce più insidiose per le nostra forma fisica, la nostra salute e il nostro aspetto estetico. Chi sceglie di seguire il percorso dimagrante High Tech® riceve all’ arrivo la Carta Dukan. Questa permette di accedere a tutti i menù Dukan e se l’ appetito non è stato soddisfatto, la possibilità di ordinare una seconda volta senza supplemento. Minibar e room-service sono parallelamente allineati per rispettare i principi dei 100 alimenti autorizzati.

INFO PRATICHE

Prezzi a partire da 2.315€: 7 notti in camera con vista giardino e pensione completa Dukan,

6 giorni di cura (15 trattamenti, 6 attività fisiche e 2 visite mediche), la versione personalizzata di "Il libro del mio peso" del Dott. Dukan,

trasferimenti da/per l’aeroporto (voli non inclusi). Per info sui voli visitare il sito: /www.tunisair.com.tn/

Maggiori informazioni: Club International tel 031 266 106 www.theresidence.com

The Residence Tunis BP 697 – 2070 – La Marsa Les Côtes de Cartagine -TunisiaTel. : (+216) 71 910 101 - Fax : (+216) 71 910 144 www.theresidence.com

info-tunis@theresidence.com

sabato 7 novembre 2009

Asta di beneficenza a Firenze: Barbie Save the Children



La prestigiosa 500 Barbie arriva al Fiat Open Lounge di Milano, in occasione di un esclusivo party che si terrà martedì 10 novembre a partire dalle 20.

Nata dalla collaborazione tra il centro Stile Fiat e la Mattel, la 500 Barbie è un’automobile molto “fashion”, con un pizzico di ironia ed estremamente simpatica, esattamente come Barbie sa essere. Si tratta di un’autentica “shock car” come dimostra la lucentezza del suo colore esterno di carrozzeria: vernici laccate e profonde, simili allo smalto, ottenute con allumini finissimi annegati in un rosa intenso e contemporaneo. All’interno, risalta la morbidezza dei tessuti applicati sui sedili: alcantara laminata argento che unisce l’aspetto trendy alla morbida tattilità, con riflessi che brillano lanciando bagliori. Inoltre, i tappetini sono impreziositi da fili di seta naturale e viscosa lucida, mentre nei vani portaoggetti si possono trovare lucidalabbra dai colori brillanti da applicare specchiandosi in una cornice di led. Infine, per questa Fiat 500 show car è stato realizzato un lucido telo copri-vettura sul quale campeggia l’immagine della Fiat 500 degli anni Sessanta e la firma di Barbie.

La vettura una volta terminata la festa, partirà per Firenze dove sarà venduta all’asta in favore di Save the Children.

La serata, animata dai ragazzi del Fiat Playa del consolidato martedì del Fiat Open Lounge, promette musica coinvolgente, divertimento e regressione infantile. Sarà anche l’occasione per ammirare il restyling invernale interno del Fiat Open Lounge iniziato in estate nel giardino e nella parte esterna.

Da non perdere. Dress code: pink!

lunedì 2 novembre 2009


Dopo la partenza di Manganelli da Milano, nel periodo che va dal '50 al '53, la Merini frequenta Salvatore Quasimodo, al quale dedica le Due poesie per Q., edite ne Il volume del canto.

Nel '53 sposa Ettore Carniti, proprietario di alcune panetterie a Milano. Nello stesso anno esce la prima raccolta poetica La presenza di Orfeo, seguita nel '55 da Paura di Dio e Nozze romane.

Il '55 è anche l'anno della nascita della prima figlia; al pediatra della bambina, Pietro, è dedicata la raccolta Tu sei Pietro, edita nel '61 da Scheiwiller. Segue un silenzio durato vent'anni.

Nel '65 viene internata nel manicomio Paolo Pini, dal quale uscirà definitivamente solo nel '72 a parte brevi periodi durante i quali ritorna in famiglia e nascono altre tre figlie, ma l'alternanza di periodi di lucidità e follia continua fino al '79.

Nel '79 il silenzio è finalmente rotto e la Merini inizia a lavorare su quello che è considerato il suo capolavoro: La Terra Santa, vincitrice del Premio Librex Montale nel '93.

La Terra Santa segna l'inizio di una poetica diversa, impregnata della devastante esperienza manicomiale. Si tratta di liriche di un'intensità potente, dove la realtà lascia il posto all'idea stessa del reale, sublimata e deformata dal delirio della follia.

La prima proposta di stampa dell'opera fu accolta da una totale indifferenza da parte degli editori. Solo Paola Mauri accetta di pubblicare trenta liriche, scelte su un dattiloscritto di oltre un centinaio di testi composti dalla Merini durante l'internamento, sul n.4 della rivista «Il cavallo di Troia», è il 1982. Due anni dopo Schweiller riprende le trenta liriche e, con l'aggiunta di altre dieci, dà alle stampe la prima edizione de La Terra Santa, segnando la fine dell'ostracismo dell'artista.

Nell'81 muore Ettore Carniti. Rimasta sola, la Merini inizia un'amicizia a distanza con il poeta tarantino Michele Pierri. L'intesa fra i due si fa sempre più forte, malgrado i trent'anni e la distanza che li separano. Nell'83 dedica al poeta, e alla memoria del padre, la raccolta Rime petrose, le liriche Per Michele Pierri e Le satire della Ripa; nell'ottobre dello stesso anno i due si sposano e la Merini si trasferisce a Taranto. Pierri — il quale era stato medico prima di dedicarsi interamente alla poesia — si prende cura di lei e nell'85 nascono le liriche della raccolta La gazza ladra. Sempre nello stesso periodo la Merini ultima la stesura del suo primo testo in prosa L'altra verità. Diario di una diversa, nel quale la devastante esperienza dell'internamento viene descritta in una prosa dal forte accento lirico, testimonianza di un'inevitabile uniformità percettiva.

Questi anni di apparente tranquillità vengono però deturpati dal riaffacciarsi del demone della follia e la Merini sperimenta nuovamente le torture dell'ospedale psichiatrico a Taranto.

Nell'86 fa ritorno a Milano e riprende a frequentare gli amici di un tempo. Ricomincia a scrivere con continuità, affiancando poesia e prosa: Delirio amoroso, scritto nell'89, e Il tormento delle figure, del '90, ne sono gli esempi.

Nel '91 muore l'amico Giorgio Manganelli.

Dal '92 al '96 escono Ipotenusa d'amore, La palude di Manganelli o il monarca del re e Un'anima indocile, testi misti di prosa e poesia nei quali la memoria diventa evocazione struggente e drammatica.

A Manganelli

A te, Giorgio,
noto istrione della parola,
mio oscuro disegno,
mio invincibile amore,
sono sfuggita, tuo malgrado,
eppure mi hai ingabbiato
nella salsedine
della tua lingua.
Tu, primissimo amore mio,
hai avuto pudore
del mio atroce destino,
tu mi hai preso un giorno
sull'erba, al calore del sole,
la perla della mia giovinezza.
Com'era bello, amore,
sentirti spergiuro.
E tu che non volevi.
Tu, per cui ero
la sofferta Beatrice delle ombre.
Ma non eri tu ad avermi,
era la psicanalisi.
E in fondo, Giorgio,
ho sempre patito
quel che ti ho fatto patire.

[Da La palude di Manganelli, 1992]

Nel '93 viene pubblicata la raccolta Titano amori intorno, dallo stile più colloquiale rispetto alle precedenti. Nello stesso periodo esce la prosa La pazza della porta accanto e nel '94 il volume Sogno e poesia, con venti incisioni di venti artisti contemporanei.

Nel '95 viene data alle stampe la raccolta Ballate non pagate e nel '96 le viene aggiudicato il Premio Viareggio per la Poesia. Nel 1996 Alda Merini viene proposta per il Premio Nobel per la Letteratura dall'Académie française.

Del '97 è la raccolta La volpe e il sipario, la più alta dimostrazione dello stile poetico dell'artista: una poesia che nasce dall'emozione, improvvisa e violenta, mai ritoccata, riletta. Una scrittura nata di getto, sull'onda del pensiero che si fa man mano sempre più astratto, simbolico.

Sempre del '97 un'antologia del lavoro dell'autrice, curata dall'amica Maria Corti, dal titolo Fiore di poesia 1951-1997, nella quale compaiono anche alcune liriche inedite.

Nel 2002 esce per Frassinelli Magnificat. Un incontro con Maria, dove la Merini evoca la Vergine Madre indagandone soprattutto l'aspetto più umano e femminile e che, nel settembre dello stesso anno, le vale il Premio Dessì per la Poesia.

Alda Merini è stata e continua ad essere una delle voci più potenti e prolifiche della poesia contemporanea. E' impossibile riuscire a dare un ordine, catalogare il lavoro di un'artista che ha fuso vita e arte in un'unica forma inscindibile.

Bibliografia

La presenza di Orfeo, Schwarz, 1953
Nozze romane
, Schwarz, 1955
Paura di Dio
, Scheiwiller, 1955
Tu sei Pietro
, Scheiwiller, 1961
Destinati a morire
, Lalli, 1980
Le rime petrose
, 1983 (ed. privata)
Le satire della Ripa
, Laboratorio Arti Visive, 1983
Le più belle poesie
, 1983 (ed. privata)
La Terra Santa
, Scheiwiller, 1984
La Terra Santa e altre poesie
, Lacaita, 1984
L’altra verità. Diario di una diversa
, Scheiwiller, 1986
Fogli bianchi
, Biblioteca Cominiana, 1987
Testamento
, Crocetti, 1988
Delirio amoroso
, Il melangolo, 1989
Il tormento delle figure
, Il melangolo, 1990
Vuoto d’amore
, Einaudi, 1991
Valzer
, TS, 1991
Balocchi e poesie
, TS, 1991
Le parole di Alda Merini
, Stampa Alternativa, 1991
La vita felice: aforismi
, Pulcinoelefante, 1992
Ipotenusa d’amore
, La vita felice, 1992
Aforismi
, Nuove Scritture, 1992
La palude di Manganelli o Il monarca re
, La vita felice, 1992
Rime dantesche
, Divulga, 1993
Le zolle d’acqua
, Montedit, 1993
Se gli angeli sono inquieti
, Shakespeare and Company, 1993
La presenza di Orfeo: 1953-1962
, Scheiwiller, 1993
Titano amori intorno
, La vita felice, 1994
25 poesie autografe
, La città del sole, 1994
Doppio bacio mortale
, Lietocolle, 1994
Reato di vita. Autobiografia e poesia
, Melusine, 1994
Il fantasma e l’amore
, Melusine, 1994
La pazza della porta accanto
, Bompiani, 1995
Ballate non pagate
, Einaudi, 1995
Sogno e poesia
, La vita felice, 1995
Lettera ai figli
, Lietocolle, 1995
La Terra Santa: Destinati a morire – La Terra Santa – Le satire della ripa – Le rime petrose – Fogli bianchi
, Scheiwiller, 1996
Aforismi, Edizioni Pulcinoelefante, 1996
Un’anima indocile
, La vita felice, 1996
Refusi
, Zanetto, 1996
Immagini a voce
, Motorola, 1996
La vita felice: sillabario
, Bompiani, 1996
La vita facile
, Bompiani, 1997
La volpe e il sipario
, Girardi, 1997
Orazioni piccole
, Edizioni dell’Ariete, 1997
Curva in fuga
, Edizioni dell’Ariete, 1997
Ringrazio sempre chi mi dà ragione
, Stampa Alternativa, 1997
Lettere a un racconto prose lunghe e brevi
, Rizzoli, 1998
Fiore di poesia 1951-1997
, Einaudi, 1998
Eternamente vivo
, L’Incisione, 1998
57 poesie
, Mondadori, 1998
Favole, orazioni, salmi
, La libraria, 1998
L’uovo di Saffo. Alda Merini e Enrico Baj
, Colophon, 1999
Le ceneri di Dante: con una bugia di ceneri
, Pulcinoelefante, 1999
Aforismi e magie
, Rizzoli, 1999
La poesia luogo del nulla. Poesie e parole con Chicca Gagliardo e Guido Spaini
, Manni, 1999
Il ladro Giuseppe. Racconti degli anni Sessanta
, Scheiwiller, 1999
Lettera a Maurizio Costanzo
, Lietocolle, 1999
Vanni aveva mani lievi
, Aragno, 2000
Le poesie di Alda Merini 1997-1999
, La vita felice, 2000
Superba è la notte 1996-1999
, Einaudi, 2000
Una poesia
, Pulcinoelefante, 2002
Tre aforismi
, Pulcinoelefante, 2000
Amore
, Pulcinoelefante, 2000
Due epitaffi e un testamento
, Pulcinoelefante, 2000
L’anima innamorata
, Frassinelli, 2000
Corpo d’amore: un incontro con Gesù
, Frassinelli, 2001
Maledizioni d’amore
, Acquaviva, 2002
Il paradiso
, Pulcinoelefante, 2002
Anima
, Pulcinoelefante, 2002
Ora che vedi Dio
, Pulcinoelefante, 2002
Un aforisma
, Pulcinoelefante, 2002
Folle, folle, folle d’amore per te
, Salani, 2002
Magnificat. Un incontro con Maria
, Frassinelli, 2002
Il maglio del poeta
, Manni, 2002
Silenzio
, Pulcinoelefante, 2002
La vita
, Pulcinoelefante, 2002
La carne degli angeli
, Frassinelli, 2003
Più bella della poesia è stata la mia vita
, Einaudi, 2003
Alla tua salute, amore mio: poesie, aforismi
, Acquaviva, 2003
Poema di Pasqua
, Acquaviva, 2003
Clinica dell’abbandono
, Einaudi, 2004
Cartes (Des)
, Vicolo del Pavone, 2004
Dopo tutto anche tu
, San Marco dei Giustiniani, 2004

fonte: Italialibri

Nasce a Milano il 21 marzo 1931. La famiglia di Alda Merini è composta dal padre, funzionario delle Assicurazioni Generali Venezia, dalla madre casalinga, da una sorella maggiore e un fratello minore. Non potendo frequentare il liceo Manzoni perché respinta in Italiano, compie gli studi superiori all'Istituto professionale Laura Solera Mantegazza e, contemporaneamente, si dedica allo studio del pianoforte.

Inizia a comporre le prime liriche a quindici anni e il primo, autentico incontro con il mondo letterario avviene l'anno successivo, quando Silvana Rovelli, cugina di Ada Negri, sottopone alcune delle sue poesie a Angelo Romanò che, a sua volta, le fa leggere a Giacinto Spagnoletti, considerato tuttora il primo scopritore della poetessa. Proprio nel '47 la Merini inizia a frequentare la casa di Spagnoletti, dove conosce, fra gli altri, Giorgio Manganelli — che fu un vero maestro di stile per lei, oltre che suo primo grande amore, Davide Turoldo, Maria Corti e Luciano Erba.

Ma il '47 è anche l'anno in cui si manifestano i primi sintomi di quella che sarà una lunga malattia: viene internata per un mese nella clinica Villa Turro e, una volta dimessa, riceve l'aiuto degli amici più cari. Così scrive Maria Corti nell'introduzione a Vuoto d'amore: «ogni sabato pomeriggio lei e Manganelli salivano le lunghe scale senza ascensore del mio pied-à-terre in via Sardegna e io li guardavo dalla tromba della scala: solo Dio poteva sapere che cosa sarebbe stato di loro. Manganelli più di ogni altro l'aiutava a raggiungere coscienza di sé, a giocarsi bene il destino della scrittura al di là delle ombre di Turro». Nel '50 Spagnoletti pubblica nell'antologia Poesia italiana contemporanea 1909-1949 le due liriche Il gobbo e Luce. L'anno successivo, le stesse liriche, insieme con altri due componimenti, vengono incluse da Vanni Scheiwiller nel volume Poetesse del Novecento, su consiglio di Eugenio Montale e Maria Luisa Spaziani. Già da questi primi componimenti si intuiscono quelli che saranno motivi ricorrenti nella poetica della Merini: l'intreccio di temi erotici e mistici, di luce e di ombra, il tutto però amalgamato da una concentrazione stilistica notevole, che nell'arco degli anni lascerà spazio a una poesia più immediata, intuitiva. (fonte Italialibri) segue....

Ciao piccola ape furibonda...

Sono nata il ventuno a primavera
ma non sapevo che nascere folle,
aprire le zolle
potesse scatenar tempesta.
Così Proserpina lieve
vede piovere sulle erbe,
sui grossi frumenti gentili
e piange sempre la sera.
Forse è la sua preghiera.

[Alda Merini, da Vuoto d'amore, 1991]

giovedì 15 ottobre 2009

Edward Hopper, l'America da vicino

Gli interni, i caffè, le case tra le dune, ma anche le incisioni e i disegni: gli States tutti da scoprire L'America che abbiamo negli occhi è quella che ci ha raccontato lui, fatta di metropoli cresciute troppo in fretta e case di legno abbandonate su spiagge infinite. L'America della Grande Depressione e del New Deal, dei film hollywoodiani e dei primi veri «cittadini», personaggi tristi e soli. È stato lui a svelarci il lato oscuro della modernità, perché Edward Hopper (1882-1967) non dipingeva ciò che vedeva, ma ciò che sapeva, e questo ha fatto la differenza. Al caposcuola del «Realismo statunitense» è dedicata la grande mostra in arrivo, il 13 ottobre, a Palazzo Reale, più di 160 opere provenienti per la maggior parte dal Whitney Museum, la «casa» newyorkese di Hopper. Il luogo dove nel 1918 fondò il Whitney Studio Club, e l'istituzione che oggi, grazie al lascito della moglie Jo, possiede gran parte della sua produzione. La ricca retrospettiva ricostruisce in sette tappe, cronologiche e tematiche, una carriera durata oltre sessant'anni. Si parte dagli autoritratti, siamo nel 1903, che mostrano un bel giovane, impettito e alto alto, ancora fresco degli insegnamenti dell'impressionista Chase e dell'antiaccademico Henri e non ancora svezzato dall'incontro con la pittura europea. La produzione parigina è raccolta in una sezione in cui spiccano tele già delineate nel loro stile ma inondate da una luce più soffusa e meno fredda rispetto a quella usata nella maturità. L'incisione e l'illustrazione occupano due sezioni a parte. Seppure meno conosciute al grande pubblico, di fatto furono queste le due attività che a lungo gli diedero da vivere e che in qualche modo influenzarono tutta la sua produzione.

Molti dietro lo stile freddo e realista di Hopper vedono la mano del pubblicitario. Ed è l'«artigiano» quello che ama preparare le sue tele elaborando schizzi e disegni (prezioso il «Record book» in mostra) che rimaneggia di continuo alla ricerca della scena perfetta, del ciak assoluto, di quel taglio cinematografico che diventerà la sua cifra. Cifra che ben si distingue nelle ultime due tappe, una dedicata all'erotismo e l'altra ai luoghi e alla memoria. Le donne nude di Hopper sono dive, maschere senza tempo imprigionate nelle loro pose. Come imprigionati nella perfetta geometria dei luoghi sono i personaggi che animano i suoi appartamenti squallidi, gli anonimi caffè, i teatri semideserti, le case solitarie adagiate tra le dune del New England. Eppure sono proprio la rigidità delle forme e il rigore dei tagli di luce a rendere la freddezza di Hopper così unica e struggente. Uno struggimento malinconico che ricorda i racconti di Carver (a un immaginario incontro tra i due maestri lo scrittore Aldo Nove ha dedicato il libro «Si parla troppo di silenzio») e che il pubblico potrà provare a interpretare «recitando» il dipinto «Morning sun» in un set allestito all'interno della mostra dal videomaker Gustav Deutsch.

L' ASSASSINO, dal 1952 ad oggi

LA STORIA


Ottavio Gori (che già gestiva il circolo rossonero di corso Venezia, insieme alla moglie Assunta Morganti) si era trasferito da Madonna della Querce, piccola frazione di Fucecchio, a Milano, sulle tracce del fratello maggiore Pietro (il cui figlio Sergio, detto ‘Bobo’, sarebbe diventato un grande centravanti di Inter e Cagliari), già titolare di un ristorante alla moda, ‘Le colline pistoiesi’.
Ottavio, nel 1952, inventò l' ‘Assassino’ che, con la cucina tipica toscana e il suo modo di fare schietto e simpatico, ben presto divenne il ritrovo preferito di tutto l' ambiente milanista: merito di Nereo Rocco, che nei suoi anni rossoneri tirava l' alba a bere vino e a chiacchierare di pallone.
Attorno al ‘paron’ crebbe infatti un pittoresco microcosmo che fece la fortuna e la fama dell' ‘Assassino’: qui negli anni ruggenti bivaccarono generazioni di cronisti sportivi nella speranza che Rocco si lasciasse sfuggire qualcosa di grosso. Sorridente e discreto, Ottavio Gori per anni ha protetto i tavoli attorno ai quali si faceva la storia del Milan. Incluso il Milan di Berlusconi.
Ottavio Gori è scomparso nel 1994, all’età di 76 anni. La sua eredità di ristoratore, è passata nelle mani del figlio Lamberto e dello zio Lino Morganti, che hanno mantenuto lo stesso stile, impreziosito da una clientela vip: Philippe Daverio, Gianni Rivera, Nestore Morosini, Bruno Pizzul. E poi, naturalmente, Silvio Berlusconi e i calciatori del Milan: Kaká, Dida, Cafu. Nell’agosto 2007, quando Pato sbarcò a Milano, nella sua prima serata da giocatore rossonero, cenò a l’’Assassino’.

Nel 2009, Lamberto Gori ha lasciato la gestione de l’’Assassino’ a Maurizio Rossini e Marco Zaretti.
OGGI
Dal febbraio 2009, il testimone è passato da Lamberto Gori a due giovani milanesi: Maurizio Rossini (46 anni, una lunga esperienza nella gestione di club privati, ultimo il San Siro Country club) e Marco Zaretti (49 anni, ristoratore di locali noti, fra cui il Juleps di Milano e il ristorante I Lampioni di Torino).

Epoca diversa, diversi gusti ed esigenze.

RINNOVO

A fine luglio 2009 il ristorante ha chiuso per il restyling, che richiama gli antichi splendori con un tocco di tecnologia in più, la splendida vista sulla corte cinquecentesca e una rivisitazione light del menu. A settembre, il locale ha riaperto, proponendo la sua atmosfera elegante e raffinata.

Il Ristorante L’Assassino è a dieci minuti dal Duomo, nel centro di Milano, accanto a piazza Missori, nella storica sede di via Amedei 8, nel palazzo Recalcati, risalente al secolo XVI.

Gli interni sono eleganti e raffinati e dalle finestre si scorge l’incantevole corte del ‘500 adornata di fiori, patrimonio del FAI.

Hanno contribuito al rinnovo del locale gli architetti Maurizio Sartori e Stefano Colombo, anche attraverso un grosso lavoro sul sistema d’illuminazione, soprattutto per la sera, mantenendo però gli importanti lampadari originali.

L’Assassino non è stato però stravolto nel suo insieme, ma ha acquistato una veste più attuale con i muri color tortora, le panche e le boiserie in tessuto matelassé cangiante blu pervinca.

I servizi igienici nel seminterrato sono stati messi a norma per i disabili.Per il parcheggio nessun problema.

E’ attivo un servizio cortesia per i clienti: il valet parking, con addetti che prenderanno in consegna l’auto all’arrivo al ristorante e la riconsegneranno alla fine della serata.

MILANO HA INAUGURATO IL NUOVO TEMPIO DEL MUSICAL CON LA BELLA E LA BESTIA

Il cantiere di Piazza Piemonte è stato parzialmente aperto nel mezzo, con un red carpet che divideva la piazza a metà come un Mar Rosso spalancato, per facilitare l'ingresso degli ospiti per la Prima al Teatro Nazionale.
"Preparatevi a vedere con il cuore", recitava lo slogan del musical in questi giorni, ma anche con gli occhi e le orecchie, visto che il cuore rosso che pulsava e il pianista, appollaiato su in alto, hanno deliziato tutti gli ospiti, che, in mise raffinate o stravaganti, hanno sfilato sul tappeto.
Accoglienza perfetta, con buffet e flute di champagne, prima, durante e dopo lo spettacolo.
Una serata ben organizzata per festeggiare non solo il debutto dello spettacolo, ma anche la riapertura del Teatro Nazionale dopo un restauro durato tre anni.
Tutto il foyer e i bar (due, per platea e balconata) sono sui toni del grigio, mentre la sala vera e propria è sul blu, con dei tocchi di verde-grigio per alcune poltrone sparse qua e là.
Ma è soprattutto nella parte tecnica che il Nazionale oggi eccelle. L'audio è stato per tutto lo spettacolo perfetto, non lasciando sfuggire nemmeno una parola dei testi, nemmeno per i cori. Ricordiamo che La Bella e la Bestia ha l'orchestra dal vivo, sotto il palco, e dietro le quinte il gruppo degli swing, cantanti che eseguono i cori dal vivo; una figura professionale che mancava in Italia.
Versione da palcoscenico del celebre film d’animazione, il musical è stato ideato e prodotto dalla Disney per Broadway, dove ha debuttato nel 1994. ‘La Bella e la Bestia’ è una magica storia, combinazione perfetta tra storia romantica e commedia, in cui il mito del vero amore, quello della Bella per la Bestia si fonde con la magia, la musica e l’allegria. Le musiche sono di Alan Menken, vincitore di otto premi Oscar, ed eseguite dal vivo dall’orchestra. I testi sono tradotto da Franco Travaglio, fratello del più noto Marco. Con Michel Altieri nel ruolo della Bestia e Arianna in quello di Belle. Il musical prevede di restare in cartellone proprio come a Broadway: almeno 9 mesi.